Testimonianza choc: «Io, prigioniera di una medium dopo un’infanzia di abusi»

    Il rifugio in una medium dopo un’infanzia di abusi. È la terribile vita che ha vissuto Anna (nome scelto per proteggere la privacy di questa donna). Un incubo che fortunatamente è finito e che la donna ha avuto il coraggio di raccontare venerdì sera a il ‘Gazzettino’ per far si che tutti sappiano che questi fenomeni sempre più diffusi, prime fra tutte le sette.

    Gli abusi

    «Ho subito abusi fin dall’età di 4 anni da parte di un amico di famiglia – inizia il racconto della donna –: mio padre aveva un passato di alcolismo, senza parlare della separazione e del ricongiungimento dei genitori. In quel periodo – avevo 6 anni – vissi dai parenti materni con una fortissima partecipazione al cattolicesimo, questo mi portò ad aver uno spiccato senso di unione con Dio. Mancando la presenza di papà, Gesù era diventato il mio vero padre».

    La morte della mamma

    Anna«Dopo la morte della mamma iniziai ad avere un’avversione verso tutto non accettando un Dio che mi tolse ciò a cui volevo più bene – ricorda Anna –: una madre che mi coccolava, ma che avevo dovuto vedere morire lentamente. Dal giorno in cui seppi della malattia iniziai ad aver paura e rabbia verso la vita. Iniziai a fumare sigarette, spinelli, a bere molto alcool: dall’ascoltare Cristina d’Avena, passai all’heavy metal. Conobbi tossicodipendenti, trascurai la scuola superiore e fui bocciata più volte. Al secondo anno fu per un 7 in condotta: avevo fatto uso di droghe leggere a scuola e finii al Pronto soccorso».

    Il contatto

    «In quel periodo papà, che era molto triste, solo e impotente per la situazione familiare, entrò in contatto con una medium – prosegue Anna -. Un giorno mi disse che c’era una signora che poteva parlare con la mamma. Fui incuriosita, ma sapevo che il cattolicesimo dice di non contattare gli spiriti. Però volevo riavere mia madre vicino. Andai dalla medium con molto scetticismo. Era una signora di mezza età, semplice, una scrittrice. Dissi poche cose: Non posso più andare a scuola: devo andare a lavorare, non so cosa fare e soprattutto voglio parlare con mia madre’. Lei rispose che la sentiva vicino a me, che mi stava abbracciando, che era triste per come stavo vivendo. Aggiunse che la mamma voleva che mi ricordassi im momenti belli in cui mi abbracciava, quando mi riprendeva per le spavalderie dicendomi stupidina. A quella parola mi si chiuse lo stomaco. La mamma usava spesso quell’espressione. Dopo qualche giorno disse che voleva fare una ricerca del mio passato. Sostenne che anche se la chiesa non lo affermava, esiste la reincarnazione: ci purifichiamo, miglioriamo e ci avviciniamo a Dio. Potrai parlare con tua madre solo dopo aver fatto un lungo percorso e tutte le esperienze con persone negative – mi intimò – è necessario per farti vedere dov’è il male, mentre tu sei il bene. «Mi disse che in passato ero sua figlia, lei era Lucrezia Borgia ed io la piccina disabile morta poco dopo la nascita. Obbedivo a tutto quello che mi diceva: non potevo pensare diversamente da lei perché sosteneva che ogni divagazione era tutta opera del diavolo e sarebbe scattata una punizione».

    Vita dissoluta

    «Iniziai a fare cartomanzia, cambiai dieta fino ad andare in anoressia – spiega Anna -. Conobbi molti medium, iniziai a leggere solo libri riguardanti la spiritualità. Ormai la gente aveva paura di me, il mio fisico era deperito, avevo mille pensieri che correvano nella mente. Il tempo trascorreva molto lento, spesso scrivevo il mio nome e cognome per non dimenticare chi fossi, i parenti erano nemici, mi veniva inculcato che ora leggevo anche le menti delle persone. Un giorno ero sopra un davanzale: stavo per buttarmi ma poi mi venne un dubbio e pensai che invece di morire avrei potuto restare paralizzata. Poco dopo ritrovai la strada»