Ero fidanzata da cinque anni e tutto andava bene, quando mi accorsi di essere incinta. Il mio fidanzato fu chiaro: “O il bambino, o me”. Il mondo mi è crollato addosso.
Mi ha prenotato la visita per l’interruzione volontaria di gravidanza. Ci sono andata e lì, mentre aspettavo, su un tavolino ho visto un pieghevole del Centro di Aiuto alla Vita, di cui non sapevo nulla. Me lo sono portato a casa, ho visto l’indirizzo del Centro più vicino a casa mia.
Il giorno dopo ci sono andata, ho parlato con la Presidente e le altre volontarie. Mi hanno fatto conoscere il “Progetto Gemma”, che consiste in un aiuto in denaro. Quando è arrivato il primo contributo, ho finalmente sorriso. E’ stata dura e lo è ancora, anche per la mia famiglia.
Quando il bimbo è nato, i miei genitori hanno iniziato a volergli bene e ad aiutarmi. Ogni volta che lo guardo negli occhi, vedo un bambino salvato dalla morte. Il mio fidanzato è tornato a percorrere la sua vita, ignorando che c’è un figlio, ma se è vero che i genitori sono coloro che ti amano, allora mio figlio ha una mamma che lo ama tantissimo.
Quella che sembra la scelta più comoda, l’aborto, si rivela dopo, un delitto nel corpo e nel cuore. Troppi innocenti vengono uccisi ogni giorno da “medici senza cuore”. Spero che questa mia storia serva a far comprendere che l’aborto è l’omicidio di un bambino.
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