Sono rimasta incinta a 18 anni. Ho dovuto affrontare parte della gravidanza da sola, perché il mio ragazzo mi ha abbandonato nei momenti più difficili. Oggi posso affermare di aver fatto la cosa giusta: sono orgogliosa di essere madre. Non mi sono mai sentita così amata come adesso.
Ero terrorizzata. Avevo paura di dirlo ai miei genitori. Avevo timore anche di dirlo al mio compagno, perché eravamo insieme solo da tre mesi. Ma mi feci coraggio, perché la mia scelta fu sempre una sola da subito: lo avrei tenuto. Presi immediatamente le mie responsabilità.
Lo dissi a mia madre, che rise dolcemente e mi disse: “io ci sono amore mio, qualunque decisione tu prenda”. Chiamai il mio ragazzo, che in quel momento era in gita con la scuola in Norvegia. Appena gli dissi tutto, l’unica cosa che lui seppe fare fu urlarmi contro. Continuava a dire: “non si può. TU DEVI ABORTIRE. Non possiamo tenerlo”.
Che amarezza. Ero così delusa dal suo comportamento. Ma io mi imposi e con decisione gli dissi che volevo il bimbo. E da quel momento lui cominciò ad allontanarsi. Tornato dalla Norvegia, ci vedemmo l’11 febbraio. Durante il nostro incontro, continuò a ripetermi sempre le stesse cose. Poi aggiunse: “O ME O IL BAMBINO”. Mi sentii crollare il mondo addosso.
Perché? Perché questa frase orribile? Ma la mia risposta fu: “il bambino”. Mi lasciò la mano e se ne andò, abbandonandomi alla fermata del bus, in lacrime. Poi ritornò dopo una settimana, dicendo di amarmi e di volere anche lui il bimbo. Io ero ovviamente contentissima.
Tornammo insieme, ma iniziò a comportarsi in modo strano. Non ci vedevamo quasi mai. Aveva sempre una scusa pronta. Trovava sempre una scusa anche quando avevo le ecografie e le visite. Finché un giorno non scoprii che trascorreva del tempo con la sua ex, mentre era “formalmente” con me.
Da quel momento caddi in una tristezza infinita, anche perché lui mise in giro voci orribili, e sottolineo ORRIBILI. Disse a molte persone che il bambino non era suo, che io volevo stare con lui per i suoi soldi e che non gli importava niente di noi due. Riferì queste cose addirittura ai suoi genitori.
Iniziammo a sentirci sempre di meno. Finché presi una decisione definitiva: l’8 aprile smisi di chiamarlo.
Oggi posso dire di avere fatto la cosa giusta: tenere il mio bimbo, lottando contro tutto e tutti. Ciò mi fa sentire orgogliosa e mi fa stare bene.
Ora ho 19 anni, il piccolo ha due mesi e mezzo. Io non mi sono mai sentita così amata. Ti amo piccolo Simone.
Una mamma
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