Michele si è suicidato, aveva trent’anni e abitava in Friuli, era un grafico e non aveva lavoro, non aveva un futuro, non aveva certezze…sopravviveva come tantissimi oggi in Italia, mese per mese, sperando in un contratto, sperando in una assunzione, sperando in qualcosa di certo per avere una vita dignitosa.
Ma non ce l’ha fatta….e ha deciso di farla finita. “Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile…
Non posso passare il tempo a cercare di sopravvivere” Ho diritto ad avere spazio”, “ad avere il massimo”, “ sono stufo di domande, critiche, sforzi senza risultati, colloqui di lavoro inutili. Dentro di me non c’era caos.
Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità Ho vissuto male per trent’anni, ma ho cercato di essere una brava persona, ho commesso molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma di NO come risposta non si vive, di NO si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare. Da questa realtà , non si può pretendere niente.
Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato e nessuno può costringermi a farne parte, è un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento e privo ormai anche di prospettive” Questa è la lettera di addio che Michele ha scritto nel suo ultimo giorno di vita, il 31 gennaio.
Un ultimo pensiero ai genitori disperati, sconfitti anche loro da questa società che ti ruba i figli e il futuro.
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