Questa è la mappa della vergogna, il semaforo che regola la vita dei bambini del mondo. Verde, puoi ucciderli. Giallo, aspetta che qualcuno lo salviamo. Rosso, nasceranno. A primo impatto sembra una conquista dei paesi più evoluti, il nord del mondo, compatto, permette l’aborto senza distinzioni di motivazione, razza o salute. Il sud, arretrato, ancora resiste. Forse invece il fanalino rosso dell’Irlanda nel centro dell’Europa è il grido che fa riflettere e deve essere ascoltato. Nella maggior parte dei paesi arabi l’aborto è illegale, alcuni paesi come l’Egitto, lo permettono solo per salvaguardare la vita della madre o in caso di stupro, in India è permesso solo se la pratica della sterilizzazione non è riuscita o per la salute mentale e fisica della madre, In Arabia Saudita è permesso solo per salvaguardare la salute della mamma in casi particolari, ma serve il consenso di una figura maschile, in Brasile è totalmente illegale e vi è la condanna dei medici abortisti da 1 a 4 anni. In Europa restano restrizioni nel Regno Unito e nella Polonia che si sta adoperando per renderlo definitivamente e totalmente illegale. Forse dopo anni di legalizzazione e battaglie femministe, alla luce anche dei danni psicologici e delle ferite che restano nella donna e nelle famiglie, si può affermare che nella pratica dell’aborto non vi è alcuna conquista, ma solo una sconfitta.