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Le Teen Mom più famose del mondo dello spettacolo

Il fenomeno delle Teen Mom è inarrestabile. Sono sempre più le ragazze madri nel mondo, e ormai costituiscono una vera realtà: i media e la tv ne parlano (hanno dedicato a loro un reality show, chiamato in Italia “16 anni e incinta”, e una serie televisiva, “La vita segreta di una teenager americana”), riportando esempi di adolescenti madri, anche nel mondo dello spettacolo.

Ma chi sono le Teen Mom? Scopriamole insieme tra le più famose celebrità.

1. Jamie Lynn Spears

jamie lynn spears

Impossibile non associare il termine “Teen Mom” a Jamie Lynn Spears. La sorellina di Britney Spears mentre iniziava ad imitare la carriera artistica della maggiore, è diventata una ragazza madre all’età di 17 anni. Era il 2007 quando Lynn Spears annunciò di aspettare una bambina, e nel dicembre dello stesso anno diede alla luce a Maddie Briann. La neo mamma si prese qualche anno lontano dal mondo dello spettacolo per crescere sua figlia.

2. Fantasia Barrino

fantasia barrino

Dopo aver vinto la terza edizione di “American Idol,” Fantasia Barrino ha vinto un Grammy Award ed è diventata un’attrice di Broadway. Prima del suo debutto nel reality show, però, Fantasia Barrino era una teen mom. A 16 anni ha avuto una figlia, Zion.

3. Keisha Castle-Hughes

keisha castle

Dopo aver compiuto 17 anni, Keisha Castle-Hugh ha dato alla luce una bambina, Felicity-Amore Hull. Prima di essere una giovanissima Teen Mom, all’età di 13 anni era stata nominata all’Oscar per il suo ruolo nel film “Whale Rider“. Nel 2002, era la persona più giovane ad essere stata nominata in quella categoria.

4. Bristol Palin

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Quando John McCain scelse il governatore dell’Alaska Sarah Palin come suo supporter nella campagna elettorale del 2008, la sua figlia incinta, Bristol, divenne il volto delle Teen Mom. La diciottenne diede alla luce un bimbo di nome Tripp, e usò la sua posizione per supportare la National Campaign to Prevent Teen and Unplanned Pregnancy. Bristol divenne un esempio per tutte le Teen Mom che si trovavano nella sua situazione.

5. Niki Taylor

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Niki Taylor era una delle supermodel più famose durante gli anni novanta, ma subito dopo essersi diplomata, incontrò e sposò la star del football Matt Martinez. L’anno seguente, all’età di 19 anni, Taylor partorì due gemelli, Jake e Hunter. La vita matrimoniale durò presto e si concluse con un divorzio due anni dopo.

6. Savannah Brinson

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Savannah Brinson e la star del basketball LeBron James si conoscevano dai tempi dei liceo. I due hanno avuto un figlio, Lebron James Jr., quando lei aveva solo 17 anni. Da allora, la coppia ha avuto un altro bambino, Bryce Maximus, e attualmente sono fidanzati ufficialmente.

7. Solange Knowles

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Proprio come Jamie Spears, anche Solange Knowles, ha cercato di imitare le doti canore della sorella maggiore Beyonce, ma al contrario della popstar, la sorellina l’ha battuta in tempo record per quanto riguarda il matrimonio. Appena diciassettenne, Solange sposò il suo compagno di scuola, un giocatore di football, Daniel Smith, e otto mesi dopo, la coppia ha dato il benvenuto al loro primo figlio.

8. Emily Maynard

emily maynard

La storia della gravidanza della star di “The Bachelorette” Emily Maynard è stata un po’ drammatica. Maynard e il campione di gare automobilistiche Ricky Hendrick erano prossimi alle nozze quando lui morì di incidente aereo nel 2004. L’allora diciottenne Emily si è scoperta incinta e ha cresciuto da sola una figlia, partorita nel giugno del 2005.

9. Natalia Vodianova

natalia vodianova

La modella russa Natalia Vodianova iniziò la sua carriera a Parigi diventando una delle più famose top models. Durante gli anni del successo, incontrò un ereditiere inglese, Justin Portman, con cui convolò a nozze. A 19 anni, Vodianova diede alla luce un bimbo, Lucas.

10. Anna Nicole Smith

anna nicole smith

Prima di diventare una celebrità, Anna Nicole Smith era una ragazza madre del Texas. La modella e attrice sposò Billy Smith, un cuoco locale, all’età di 17 anni. L’anno seguente, la Smith diede alla luce un figlio, ma il piccolo morì tragicamente nel 2006.

11. Suzanne Somers

suzanne somers

Prima di diventare famosa in ambito domestico, Suzanne Somers era una diciannovenne in cerca di lavoro per mantenere suo figlio. La Somers e il padre del bambino si separarono dopo aver saputo della relazione tra lei e uno dei suoi professori del college.

12. Sofia Vergara

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La star di “Modern Family” Sofia Vergara prima di essere attrice sognava di intraprendere la carriera di dentista. L’attrice colombina a sposò il suo compagno del liceo, Joe Gonzalez, da cui ebbe un figlio nel 1992, quando lei aveva 19 anni. Dopo la separazione, Sofia andò a vivere negli Stati Uniti con suo figlio e il resto della sua famiglia.

 

 

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Incinta tra i banchi di scuola: dopo lo shock iniziale ero contenta di aspettare un bambino.

Incinta tra i banchi di scuola

“Quando ho saputo di essere incinta, mi sono sentita crollare il mondo addosso. Avevo 15 anni, stavo per concludere un ciclo di studi e io e il mio ragazzo ci eravamo lasciati da due settimane. Quando gliel’ho detto, lui pensava che la decisione riguardasse solo me. Per me è stato chiaro fin dall’inizio: volevo quel bambino. Per fortuna mia mamma mi ha aiutato molto e dopo lo shock iniziale ero contenta di aspettare un bambino. Mi ha subito detto: dai che ce la facciamo! Anche i miei amici e i professori non hanno mai parlato male della mia gravidanza, anzi, mi hanno aiutata ad arrivare alla fine dell’anno, a gravidanza ormai inoltrata, con i voti tra i più alti della classe.

Con il papà del bambino, durante la gravidanza, avevo un rapporto tranquillo, ma lui non si è mai preoccupato granché di me, né del bambino. Non si è preoccupato neanche quando, alla 20settimana, ho avuto delle doglie precoci e mi hanno ricoverata due settimane in ospedale. Anche il parto di mia figlia Margherita nel 2002 è stato molto difficile, ma quando ho potuto tenerla tra le braccia è svanito qualsiasi dolore.

Fino a quando Margherita ha compiuto un anno l’ho cresciuta praticamente da sola e abbiamo vissuto a casa con mia mamma. A dire la verità appena la piccola ha compiuto un anno volevo cominciare una scuola professionale, ma non volevo affidare la piccola ad altri. Nel frattempo io e il papà della piccola siamo riavvicinati a poco a poco; siamo andati a vivere insieme e nel febbraio 2005 è nata la nostra seconda bambina, questa volta una gravidanza voluta da entrambi. Alcuni mesi più tardi ci siamo persino sposati.

Purtroppo le cose tra noi poi sono andate male e da oltre un anno ci siamo separati. Da allora sono di nuovo sola a prendermi cura dei bambini. Il mio ex marito è soldato volontario e quindi è spesso via. Io lavoro come assistente in un centro anziani. Mi piacerebbe lavorare di più, ma nel luogo dove abito è molto difficile trovare una buona babysitter. Presto la mia bimba più piccola andrà all’asilo, mentre la grande a settembre comincerà ad andare a scuola, magari allora riuscirò a organizzarmi meglio.

Guardando al passato posso solo dire a tutte le donne che restano incinte senza averlo pianificato: se mi ricapitasse, sceglierei sempre di avere un figlio! È un’esperienza che accresce le nostre capacità, io almeno penso di essermi gestita bene e di essere oggi una giovane mamma che può ben essere orgogliosa delle proprie bambine!

Giovanna, 21 anni

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Oggi mio figlio avrebbe 13 anni, se solo ci avessi pensato bene…

Testimonianza di Valentina

Sto uscendo dal consultorio, ho appena detto al ginecologo che non posso, non voglio questa gravidanza. Mi ha dato un foglio e con questo sto andando all’ospedale. Mi danno l’appuntamento per parlare con l’assistente sociale fra due giorni. Ho la nausea e non mi sento per niente bene. Per fortuna i due giorni passano in fretta.

Sono qui davanti a questa porta con lui, non diciamo niente, ci guardiamo e osserviamo le altre donne che aspettano. Siamo tutte lì per lo stesso motivo, due donne sole, una ragazza assieme a sua madre. E’ il nostro turno, entriamo insieme, ma io mi sento sola. L’assistente sociale che ho di fronte mi è antipatica, mi fa alcune domande ma non mi chiede come sto: come mi chiamo, quanto anni ho. Ho 18 anni compiuti, perciò tutto a posto!! Mi manda al piano di sopra a fare le analisi e mi dà l’appuntamento per il ricovero.

Ho organizzato tutto, ai miei genitori ho detto che all’uscita da scuola vado dalla mia amica e dormo da lei. Sono le 7,45 di lunedì mattina, arrivo all’ospedale e rivedo le stesse donne che aspettavano davanti a quella porta. Ci portano nelle camere. Tutte le stanze da sette letti, tre da un lato, tre dall’altro e uno in mezzo, il mio. Gli altri letti sono tutti occupati, mi sento a disagio. Lui è qui vicino a me, mi tiene la mano.

E’ il mio turno, con la barella mi portano in una stanza bianca, fredda. Sto gelando. Riconosco il ginecologo del consultorio, mi sorride, io no. Un’infermiera mi fa una puntura o una flebo, non so, e mi dice di contare a voce alta: uno, due, tre…il buio. Mi sveglio nel letto, guardo lui che mi stringe forte la mano. Gli chiedo se era un maschio, era sicuramente un maschio.

Una donna di un letto vicino si alza e mi accarezza la fronte. E’ pomeriggio, mi alzo stancamente e con lui che mi sorregge cammino nel corridoio. Incontro la ragazza accompagnata dalla madre, ha gli occhi vuoti, forse come i miei, la madre mi sorride debolmente. Non diciamo nulla.

Poi verso sera c’è la visita dei medici, mi chiedono se voglio rimanere per la notte, rispondo di no, voglio andare via, scappare di lì, firmo. Il ginecologo che era in quella stanza fredda ora mi guarda e mi giudica o forse sono io che inizio a giudicare me stessa.

Oggi ho 32 anni, sono sposata, ho due bambine, ogni giorno il mio pensiero corre a quel bambino che non ho avuto, ad Andrea che non ho voluto.

Sono certa che se qualcuno mi avesse spiegato, detto, o solo chiesto, se ci avevo pensato bene, oggi mio figlio avrebbe 13 anni.

Testimonianze tratte dal libro “…ma questo è un figlio”, ed. Gribaudi

Testimonianza shock di uno studente di medicina: devo dire che fino a ieri ero fortemente a favore dell’aborto

Testimonianza di uno studente di medicina

Per cominciare, devo dire che fino a ieri, ero fortemente a favore dell’aborto. Sono uno studente pre-medico, ed essendo molto scientifico, capivo che la massa di cellule che forma il corpo del feto non è spesso capace di sopravvivere prima di 24 settimane nell’utero. Sono anche piuttosto liberal, e credevo che ogni donna dovrebbe avere il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo e di quello che potrebbe potenzialmente crescere dentro di lei.
Questa estate sono stato accettato in un programma pre-medico nella città di New York in cui ci consentono di stare dietro ai dottori e vedere tutti i tipi di procedure mediche. Quando mi fu data la possibilità di vedere un aborto non ho esitato ad accettare l’offerta. Era qualcosa di nuovo, audace ed eccitante che non avevo mai visto. Quando entrai nella sala operatoria, sembrava come ogni altra in cui ero entrato. Vidi una donna, con le gambe alzate come se stesse partorendo, sebbene fosse addormentata. Vicino a lei c’era un vassoio di strumenti per l’aborto e un aspiratore per aspirare i tessuti fetali dall’utero. I medici si misero camici e maschere e cominciò la procedura. La cervice era tenuta aperta con uno strumento metallico grezzo e un largo tubo trasparente era infilato all’interno della donna.

Nel giro di pochi secondi fu acceso il motore della macchina e…sangue, tessuto e piccoli organi furono tirati via dal loro ambiente e per finire in un filtro. Un minuto dopo l’aspiratore ebbe una battuta d’arresto. Fu rimosso il tubo, e attaccato ad esso c’era un corpicino e una testa attaccata a caso ad esso, ciò che era formato dal collo spezzato. Le costole erano formate, con una sottile pelle che le copriva, gli occhi erano formati, e gli organi interni avevano cominciato a funzionare. Il cuoricino del feto, evidentemente un maschietto, si era appena fermato, per sempre. Il filtro dell’aspiratore fu aperto, e furono contati i piccoli bracci e gambe che erano stati strappati dal feto. Le dita delle mani e dei piedi avevano l’inizio delle unghie sopra. I medici, orgogliosi del loro lavoro, riassemblarono il corpo per mostrarmelo. I miei occhi si gonfiarono di lacrime mentre toglievano il bambino dal tavolo e mettevano il suo corpo in un contenitore per rifiuti. Da ieri alle 10,30 non sono stato capace di pensare ad altro che a cosa sarebbe stato quel maschietto. Non penso che le persone capiscano che cosa sia davvero un aborto finché non lo vedono accadere. Sono stato torturato da queste immagini, così reali e vivide, per due giorni, ed io ero solo uno spettatore.

fonte: Testimony of a Medical Student

Il video del bambino nato vivo dopo sole 19 settimane e 3 giorni

“Solo perché il bambino dentro non può esser visto, non significa che sia solo un grumo di cellule”


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In America è avvenuto un evento straordinario: è nato vivo un feto di sole
19 settimane.

L’evento ha avuto luogo la scorsa settimana nello stato dell’Indiana (USA). Lexi Fretz, fotografa, si stava preparando a un servizio fotografico per un matrimonio che si sarebbe svolto il giorno dopo, quando ha cominciato ad avere perdite.Corsa in ospedale, le contrazioni sono diventate sempre più forti finché non ha dato alla luce il piccolo Walter Joshua Fretz, di 19 settimane e 3 giorni, sopravvissuto solo pochi minuti.

Il bambino, che è difficile persino definire prematuro, è riuscito a sopravvivere autonomamente per poco tempo tuttavia i familiari hanno ritenuto giusto dargli un nome, farlo conoscere alle sorelline piccole e fotografarlo, decidendo poi di pubblicarne le immagini anche in rete.

Le foto di  Walter Joshua Fretz, questo il nome che i genitori hanno scelto per lo sfortunato bambino, sono state pubblicate in rete insieme a una breve descrizione dei genitori:

L’ho preso, l’ho abbracciato, mentre il suo cuoricino batteva. L’ho tenuto vicino al cuore, ho contato le dita di mani e piedi e l’ho baciato sulla piccola fronte,” ha detto la madre commossa Lexi Fretz.

peppa-3-e1399304119810Custodirò sempre quei ricordi che ho di lui,” ha detto la madre. “Sono molto felice che mio marito sia riuscito a raggiungere la macchina per prendere la fotocamera. All’inizio non volevo foto, ma ora sono l’unica cosa che ho per poterlo ricordare.”

Volevo condividere con tutti voi una delle tante foto che abbiamo catturato del nostro dolce, perfetto ragazzino. Anche se era solo di 19 settimane, era perfettamente formato in ogni sua parte.

Abbiamo deciso di chiamarlo Walter Joshua dopo il suo papà e bisnonno. Grazie a tutti voi per il vostro amore e sostegno per la nostra famiglia, per l’appoggio che ci manifestate in questo momento in cui siamo chiamati a superare il dolore”.

La sua venuta al mondo è stata inaspettata ed improvvisa. Ed in vero nessuno si aspettava che, dopo le contrazioni irrefrenabili e il parto spontaneo la stessa scienza medica che non ha potuto fermare l’ ”espulsione del feto” dovesse rilevarne la nascita come feto vivo.

Walter è nato vivo dopo sole 19 settimane e tre giorni di gestazione, nessuna incubatrice avrebbe potuto però sostituire il ventre materno. E come tutti prevedevano è spirato assai velocemente.

Se solo potessi tornare tornare indietro e stringere quel figlio tra le braccia

Ho quarant’anni, sono sposata e ho due figli grandi. Qualche anno fa ho passato l’inferno. Al quarto mese di gravidanza ho abortito. Subito ho provato un senso di liberazione, di sollievo. Se solo avessi immaginato il tormento che avrei patito non appena mi fossi resa veramente conto di quello che avevo fatto (..)
All’inizio si riesce a ragionare con un certo distacco, ci si aggrappa alle attenuanti: la professione che non si può lasciare, i soldi che non bastano, la casa piccola…
Ho reagito dedicandomi con più accanimento agli altri due figli. Agli occhi degli altri ero sempre la stessa, ma dentro di me si stava scatenando l’inferno. La prima fitta di dolore, così forte che non potei ignorarla, la provai per strada quando incrociai una donna che spingeva una carrozzina. Fui assalita dall’angoscia: vidi negli occhietti di quel bimbo lo sguardo di mio figlio non voluto. Uno sguardo che non mi abbandonò più.
Ancora oggi spesso calcolo con la mente l’età che avrebbe mio figlio; con la fantasia lo plasmo più o meno alto, con i capelli chiari o scuri… Gli parlo, ma soprattutto piangendo, spesso, gli chiedo perdono. Penso e ripenso, in modo ossessivo, con ansia e rimorso: se solo potessi tornare indietro e stringere quel figlio tra le braccia!
Invece, mi rimane solo un forte senso di colpa per averlo rinnegato.
Questa sofferenza ha segnato la mia vita. Tutto è cambiato da quel giorno: soprattutto il rapporto con mio marito non è più lo stesso. E’ come se volessi scaricare su di lui una parte della colpa. In quella circostanza si è comportato come Ponzio Pilato, se n’è lavato le mani. (…) Persino il rapporto con gli altri due figli è cambiato. Subito dopo l’aborto ero loro morbosamente attaccata, ora molto meno, perché mi sembra di fare un torto al figlio non nato.
Continuo a pensarci, soprattutto quando sono sola in casa; le notti sono tormentate dagli incubi. Quando ci penso, riemergono la superficialità, l’egoismo e l’estrema violenza che ho riservato a mio figlio; sono stata la sua condanna a morte.
Se dovessi parlare a una donna con i miei stessi dubbi, la supplicherei di non abortire, di non fare il mio errore, di non credere di poter risolvere tutto senza dolore. La scongiurerei di non farlo, a costo di allevarlo io quel figlio. Le spiegherei in che oscuro tunnel precipiterebbe. Soprattutto non la lascerei sola, non le farei sentire l’indifferenza e la freddezza che ho provato io.
Le donne sappiano che il bisturi della legge 194 non incide solo le carni ma anche i cuori e le coscienze.

Testimonianze tratte dal libro “…ma questo è un figlio”, ed. Gribaudi

Ero convinta della mia scelta, o almeno pensavo, non vedevo l’ora di tornare alla mia vita normale perché stavo vivendo un incubo.

Purtroppo anche io sono qui a testimoniare la mia storia.
Un anno fa sono rimasta incinta all’ età di 21 anni. Con il mio ex fidanzato era finita da un anno, dopo tre anni di storia. Classica storia… conosciuti da bambini, sempre stati insieme. Purtroppo le famiglie non erano felici della nostra relazione, soprattutto la sua. Ci siamo visti per un anno di nascosto all’insaputa della sua famiglia, mentre la mia sapeva sempre tutto. A febbraio ci siamo visti e ci siamo detti che sarebbe stata l’ultima volta, poi non ci siamo più sentiti  Un mese e mezzo dopo mi accorgo di essere incinta. L’ ho chiamato per dirglielo, ovviamente non lo voleva e non voleva neanche che la sua famiglia lo sapesse. Ho passato le settimane più buie della mia vita. Mi svegliavo e non avevo voglia di fare niente, neanche di lavarmi il viso, andavo a letto in lacrime. La mia famiglia mi è sempre stata vicino, ma io volevo avere il mio fidanzato; ho sempre pensato che se quel bambino sarebbe dovuto nascere, avrebbe avuto un padre e una madre pronti per lui o lei.
Ero convinta della mia scelta,  o almeno pensavo, avrei abortito, non vedevo l’ora di tornare alla mia vita normale perché stavo vivendo un incubo.
Fatto l’intervento mi sono sentita più libera… dopo un mese mi sono accorta di ciò che avevo creato. Non riuscivo più ad essere felice, non riuscivo più a vedere le cose belle della vita. Il mio ex fidanzato non si è più fatto vivo. La sua famiglia era venuta a conoscenza della gravidanza e nessuno si era degnato di una chiamata.
Ora non c’è notte e non c’è giorno che io non pensi a quel bambino e a come sarebbe stato. Ora, a mente lucida sconsiglierei a tutte le donne di commettere questo crimine.
Ragazze tenete i bambini, portate le gravidanze a termine, perché purtroppo si ha un vuoto enorme, che non si riesce più a colmare.
Lottate, fate ciò che non ho fatto io,per paura di non darli il giusto amore.
Ho avuto paura e ora pagherei oro per tornare a riavere quel bambino, per tornare indietro nel tempo.
Gli uomini sono dei codardi, non date ascolto agli uomini che loro non sanno e non proveranno mai la sensazione di avere qualcosa che cresce dentro di te.

M.

Mamma non abortire, come siamo cresciuti noi, crescerà anche lui…

Mia madre da piccola ha assistito ai 3 aborti di sua mamma e ha sempre giurato che lei, una volta diventata adulta, non avrebbe mai fatto una cosa del genere.. Dio l’ha messa alla prova.
Due anni e mezzo fa lei scoprì di essere incinta del quarto figlio, mio padre non lo accettava, voleva convincerla ad abortire, diceva che per avere un figlio devi assicurargli un futuro e che in questo periodo di crisi era la cosa migliore da fare. È stata dura in un primo momento accettarlo, ma poi sono corsa da mia mamma e le ho detto questa frase che ricordo ancora benissimo:

“mamma non abortire, come siamo cresciuti noi, crescerà anche lui/lei“, mia madre ha mantenuto la sua promessa, non ha abortito, anzi non aveva mai nemmeno considerato l’idea di farlo, ed ora E. ha due anni e mezzo ed è magnifico!
Io stessa crescerò con il bellissimo esempio che mia madre mi ha dato, anch’io come lei ho fatto una promessa: se mai dovesse capitarmi una cosa del genere, io non abortirò mai.. Ognuno ha il diritto di vivere perché posso assicurarvi che quando vedete un bimbo così piccolo che vi abbraccia, vi bacia, pronuncia il vostro nome .. non c’è niente di più bello!!!!

Il Video della Vergogna Umana, Guardate cosa Fanno a dei fedeli che proteggono la loro Chiesa in Argentina

Ecco un video a dir poco sconvolgente che non consigliamo alle persone troppo sensibili:

 

“Il suono che faceva la macchina di suzione quando si accendeva ancora mi perseguita”

Marianne Anderson ha lavorato dall’inizio del 2010 al luglio 2012 presso il Centro Aborti di “Planned Parenthood” a Indianapolis, la struttura che effettua più aborti nello Stato dell’Indiana (Stati Uniti). Oggi afferma che è stata “la cosa peggiore” che ha fatto nella sua vita.

Quando ha iniziato a lavorare lì era favorevole all’aborto,  forse lo giustificava dopo aver visto nell’ospedale in cui aveva lavorato in precedenza ,ragazze che avevano provato a effettuare un aborto da sole, il che la spingeva a dare un “posto sicuro” per le ragazze dove realizzare questa procedura. 
Ma nel suo nuovo posto di lavoro: “varie volte ci sono state difficoltà con gli aborti, e si è dovuto chiamare l’ospedale per venire a prendere la donna in pericolo. Una ragazza è quasi morta dissanguata. Aveva coaguli, la sua pressione arteriosa stava crollando”, ha ricordato la Anderson.

La sua drammatica esperienza la porta oggi a dire che quel centro di aborto è “un succhiasoldi, cattivo, triste, un brutto posto in cui lavorare”. La Anderson era incaricata di applicare la sedazione alle pazienti per via intravenosa.

La Anderson si è ammalata per ciò che ha visto nella stanza ‘POC’ del Centro. POC significa ‘Prodotto del Concepimento’.

“Versavano i prodotti del concepimento in un colino, e poi scaricavano i resti nel gabinetto”.

“Un medico parlava al bambino abortito mentre cercava tutte le parti del suo corpo: ‘Andiamo, braccino, so che sei lì! Ora smetti di nasconderti!’. Solo questo mi ha fatto ammalare di stomaco”, ha dichiarato l’infermiera.

“Il suono che faceva la macchina di suzione quando si accendeva ancora mi perseguita”, ha detto la Anderson.

Un giorno ha visto la pubblicità del libro “Unplanned”, scritto da Abby Johnson, ex direttrice di Planned Parenthood in Texas che ha lasciato il suo lavoro nel 2009 per diventare un’attivista pro-vita. L’infermiera ha letto il libro e ha contattato l’autrice, che l’ha indirizzata a Eileen Hartman, difensore locale pro-vita che dirige nella zona dei Grandi Laghi il Progetto Gabriel, una rete di volontari della Chiesa che aiutano le donne ad affrontare gravidanze difficili o non pianificate.

Attraverso Eileen, l’infermiera Anderson ha preso contatti con tutta la rete pro-vita.

L’infermiera ha iniziato ad essere un “problema” nel centro abortivo, perché “parlava troppo con le ragazze che andavano ad abortire, chiedendo loro se erano sicure di volerlo fare”. Un giorno di luglio l’hanno licenziata, ma proprio in quel frangente “il telefono ha iniziato a suonare nella mia tasca”. Era una chiamata dal Community North Hospital di Indianapolis che le offriva un nuovo lavoro, che svolge ancora oggi. “Ora amo il mio lavoro”, ha dichiarato. “Lavoro con persone  meravigliose”.La Anderson ha raccontato; “Parlare di tutto questo è doloroso, ma allo stesso tempo guarisce”.

Di recente l’infermiera ha partecipato a un ritiro dedicato alla cura spirituale di persone che lavorano nei centri abortisti. Lì è stato chiesto ai partecipanti che ogni giorno che passava scrivessero il nome di un bambino abortito, degli aborti a cui avevano partecipato. La Anderson non ricorda il numero di aborti a cui ha partecipato, ma immagina che “ci vorranno vari anni prima di arrivare a completare la lista”.

Nonostante il suo dolore, ora si dichiara felice.