Voglio conoscerti mamma. Sai, passo i giorni ad immaginarti.

“Mamma!? Dormi!?

La ninna nanna che mi canti di solito è rimasta a metà, soffocata in uno sbadiglio. Ho le lenzuola poggiate addosso, qui sulla pancia, qui fa quasi caldo. Sei stanca stasera, mamma?

Oggi a colazione avresti voluto provare dei biscotti nuovi. Ma papà era già uscito, mi hai detto che li mangerete insieme, domani.

Ti sei vestita di blu, così m’hai raccontato. Dici che è come il mare, come il cielo. Dici che sarà come me, così immenso, così meraviglioso. E m’hai messo addosso un maglioncino lavorato a mano, no, senza cinta. Quella non la usi più, hai paura di togliermi il fiato. Ti sei truccata poco. Il mascara ti fa ciglia lunghissime.

T’ho accompagnato a lavoro, hai preso la macchina, e ti sei arrabbiata con quello che davanti a te ha girato senza mettere la freccia. Gli hai urlato: “cretino!”. Ma che significa? E’ una cosa bella? Perchè poi ridevi. Certo che sei buffa, mamma.

Hai mangiato poco, a pranzo. Perchè, non stai bene? Scusa, è colpa mia. Ti fa male la pancia, e sento che vai spesso in bagno, tossisci e t’appoggi al lavandino. Sono triste, quando stai male. Ma l’hai sentito il dottore no!? Sta’ tranquilla. Queste cose durano ancora per poco.

E’ fredda quella gelatina che ti mette sulla pancia. Puoi dirgli che mi vengono i brividi, per favore?

Oggi pomeriggio t’ho sentito parlare di me. Al telefono, dicevi che sto crescendo.

E poi non so, forse eravamo in un parco. O comunque le foglie che pestavi facevano “cric cric”. M’hai spiegato che sono rosse e gialle, e che volano in cielo per abbracciare altre foglie simili a loro.

Allora, visto che sarò simile a te, anche tu m’abbraccerai?

Guardi film sempre commoventi, cammini con tacchi bassi, aspetti già la primavera, scrivi poesie e le intitoli “A te, creatura mia.” e le numeri. Sei arrivata alla ventitreesima. Le imparerò a memoria.

Mamma, dormi!?

Ma quanto tempo devo stare ancora qui?

Voglio conoscerti mamma. Sai, passo i giorni ad immaginarti.

Sei bella, con delle braccia lunghe, capelli ricci, e occhi che piangono spesso. Che c’è, non mi vuoi?

Ma no, dai che scherzo. Ti sto prendendo in giro.

Papà lo fa spesso con te, no? E poi ridete insieme. Mio Dio, che bella musica i vostri sorrisi. E quando vi sento giocare, son felice anch’io e non so trattenermi: e allora scalcio, gioco anche io. Ti dò fastidio? Quando vi baciate però, me ne sto in silenzio, mi vergogno, ma mi batte forte il cuore.

Ora lui dov’è?

Ah sì, me l’ha detto oggi pomeriggio. Aveva una partita di calcetto, e avrebbe fatto tardi. L’ho sentito quando gli hai detto che non saresti andata a vederlo, per non farmi prendere freddo. Faccio il tifo per lui anche io sai!? E quando segna, faccio una capriola. Tu m’hai detto che così esulta anche lui. Comincio a prepararmi, poi m’insegnerà.

Siete splenditi, insieme.

Adoro quando v’abbracciate: io rimango nel mezzo, stretto tra di voi, quasi non riesco a respirare. Voglio provarlo ancora, quando sarò davvero con voi.

Mamma!?

Sì, mi sa che dormi. Allora parlo piano e cerco di non muovermi.

Buonanotte, mamma.

Ti voglio bene.

E imparerò presto a dirtelo.”

 

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